In "Riflessi dell’Eden" Biruté Mary Galdikas racconta la storia della sua vita con gli oranghi del Borneo, le elusive scimmie rosse che per decenni ha studiato nel loro habitat nativo, completando la ricerca delle altre due grandi primatologhe sue contemporanee e amiche: Jane Goodall, il cui nome è diventato sinonimo di scimpanzé, e Dian Fossey, che ha vissuto ed è stata uccisa tra i gorilla di montagna dell’Africa.
Nel 1971, a venticinque anni, Biruté ha lasciato il placido mondo accademico americano per la remota giungla del Borneo indonesiano. Vivendo con il marito in un campo primitivo, divenne la madre surrogata di una “famiglia” di oranghi che erano stati prigionieri in cattività, adattandosi gradualmente alle sanguisughe succhiasangue, agli sciami di insetti carnivori e all’umidità costante che faceva marcire tutto.
Suo figlio Binti trascorse i primi anni di vita a Camp Leakey con degli oranghi adottati come unici compagni di gioco. Gli esemplari selvatici che Galdikas studiò e gli ex prigionieri che riabilitava divennero una famiglia allargata di personaggi non meno vividi dei suoi compagni umani.
Cronista innovativa del ciclo di vita degli oranghi, Galdikas descrive anche i numerosi pericoli che li minacciano: il commercio illecito dei cuccioli, le battaglie contro i bracconieri e i taglialegna, le frustrazioni della burocrazia ufficiale. La sua storia è una rara combinazione di epifania personale, cruciali scoperte scientifiche e impatto mediatico internazionale: una vita all’insegna della sfida umana e ambientale.
Autori / Curatori
Biruté Mary Galdikas, nata nel 1948 a Wiesbaden ma cresciuta in Canada, è un’antropologa, climatologa e ambientalista, considerata la maggior esperta mondiale sugli oranghi.
Amica delle altre due grandi studiose dei primati, Jane Goodall e Dian Fossey, grazie a un finanziamento dalla National Geographic Society, nel 1971, assieme al marito arrivò nella riserva del Tanjung Puting, nel Borneo indonesiano, dove venne allestito il campo di ricerca chiamato “Camp Leakey”. Cinque anni dopo con un articolo pubblicato sul «National Geographic» fece conoscere al mondo per la prima volta la situazione e la vita degli oranghi.
È rimasta nel Borneo per oltre 40 anni, sostenendo la conservazione degli oranghi e del loro habitat naturale, a rischio di deforestazione. Si è impegnata anche nella riabilitazione dei numerosi oranghi orfani che le sono stati affidati.
Nel 1986 ha fondato la Orangutan Foundation International, con sede a Los Angeles, per aiutare a sostenere la causa degli oranghi.