Augusto Brogi fu fenomeno artistico più unico che raro: prima baritono, poi tenore. Una carriera trentennale, equamente divisa in due stagioni. Quindici anni da baritono, i rimanenti quindici da tenore. Incredibile, ma vero. Di lui, poco ci resta. Non la voce, elemento essenziale, imprenscindibile. Infatti, dopo alcune prove di incisioni discografiche, Brogi si disse non contento del risultato e quindi non uscì mai una sua incisione.
Ma ora, grazie a un fortuito e fortunato ritrovamento, sono riemerse dall’oblio numerose sue foto. Una sorta di Archivio Brogi. Pose da studio fotografico che vengono qui riproposte non come punto di arrivo, bensì come “stazione” di partenza, in attesa che altri possano raccoglierne un domani il testimone. Una galleria che ripercorre le tappe principali di un cantante lirico che non può e non deve essere considerato un minore, ma, semplicemente, un dimenticato.
Autori / Curatori
Maurizio Sessa, giornalista professionista, ha lavorato nelle redazioni di Pisa, Prato e Firenze del giornale «La Nazione». Per il quotidiano fondato da Bettino Ricasoli ha curato una rubrica fissa intitolata “Firenze com’era”. Ha pubblicato: nel 2015 per la Poligrafici Editoriale, insieme a Marcello Mancini, "Firme d’onore", volume dedicato alle firme di personaggi celebri raccolte dal 1888 a oggi nel libro d’onore del Comune di Firenze; nel 2017 per Polistampa "La famiglia Fabbri. Firenze-New York e ritorno"; nel 2019, per i tipi di Maria Pacini Fazzi, "Andrò nelle Maremme. Puccini a caccia tra Bolgheri e Capalbio nelle lettere inedite a Giuseppe della Gherardesca e Piero Antinori (1903-1924)".